Quando si parla di metalli preziosi, la mente corre immediatamente all’oro e all’argento, rispettivamente re e principe di questa categoria.
Entrambi sono da sempre ben noti alle civiltà dell’uomo e da millenni le accompagnano assumendo, con il passare del tempo, ruoli differenti: moneta, materiale per lavorazioni orafe, manufatti, arredi funerari, fino ad arrivare all’epoca moderna, nella quale essi trovano impiego anche in settori insospettabili quali l’industria, l’elettronica e la medicina.
L’oro è sicuramente il più noto dei metalli. La sua rarità e le sue caratteristiche fisiche e chimiche hanno contribuito nei secoli ad aumentarne notevolmente il valore, tanto che ancora oggi è considerato insieme al platino e ai diamanti, uno dei materiali più preziosi e mantiene inalterato il ruolo di riserva di valore e bene rifugio. Anzi, proprio in questo senso anche oggi, durante questa che sembra una interminabile crisi economica globale, l’oro risulta comunque scambiato sui mercati con quotazioni decisamente interessanti.
L’argento ha conosciuto vicende alterne: scoperto quasi per caso dai Sumeri, fu immediatamente introdotto come materiale di uso sociale, ma a causa delle difficoltà legate alla sua estrazione e all’intrecciarsi delle vicende politiche, conobbe lunghi periodi di abbandono.
Ad oggi è un materiale decisamente rivalutato: oltre a trovare ampio impiego in campo industriale, ha nuovamente attirato l’attenzione degli investitori e, come il biondo metallo, è oggi sempre più ricercato e apprezzato, sia come forma di investimento, che come materiale da oreficeria.
Quando si parla di oro e argento quotati sui mercati, ci si riferisce ai metalli nella loro forma pura, ovvero corrispondente per l’oro ai 24 kt e per l’argento ai 999 millesimi.
Questo valore, sebbene utilizzato quale dato di riferimento anche sul mercato dei lavorati e quindi dai compro oro/argento, non può essere applicato tal quale agli oggetti di comune circolazione.
Sia l’oro che l’argento infatti devono la loro fortuna ad una caratteristica comune, la malleabilità, che li rende perfetti per la lavorazione ma, se utilizzati allo stato puro, eccessivamente morbidi e quindi inadatti all’industria orafa.
Per aumentare la durezza di questi elementi, si sfrutta in genere un’altra caratteristica tipica dei metalli nobili, ovvero la loro capacità di legarsi ad altri elementi, primi fra tutti gli altri metalli.
In particolare per l’argento, questo è un tratto distintivo pregnante, che lo caratterizza anche in fase di estrazione, dato che esso si trova in natura legato ad esempio al piombo, del quale era parso ai primi uomini, un elemento di scarto.
Attraverso la creazione delle leghe, si può quindi aumentare la resistenza del materiale ed incidere sulla sua resa estetica. L’oro, ad esempio, viene spesso unito in lega all’argento e al rame in differenti percentuali, dando così origine a leghe d’oro dalla colorazione molto particolare e apprezzata. Nascono così: l’oro bianco, l’oro giallo, l’oro rosso o l’oro rosa.
Dal punto di vista del valore intrinseco, è evidente che la lega di metalli preziosi ha un valore inferiore, dato dalla percentuale di materiale puro in essa presente. Questo dato è indicato dalla titolatura, un dato che è impresso in punzonatura sull’oggetto, in genere in porzioni dello stesso non immediatamente visibili ad occhio nudo, come possono essere il risvolto interno della fascia di un anello o la chiusura di una collana.
Per quanto riguarda l’oro, le titolature più frequenti sono quelle a 18, 16 o 14 Kt, nelle quali cioè la lega contiene rispettivamente 18, 16 e 14 parti di oro puro su 24.
Per l’argento il calcolo viene effettuato in millesimi: la forma pura, rara ma non del tutto assente dai mercati è quella definita a 999/000, in cui cioè su mille parti, 999 sono di argento puro, al netto cioè di una piccola quota di impurità non eliminabile.
Il grado di purezza delle leghe d’argento può essere comunque molto elevato, si pensi soltanto ai monili in argento 925/000 anche se la circolazione delle diverse titolature dipende molto dal mercato di riferimento: su quello italiano, ad esempio, sono molto frequenti oggetti in argento 800 e 880 millesimi, nei quali cioè è impiegata una lega contenente 800 e 880 parti su mille in argento puro,
In ogni caso, l’oro e l’argento puri, contenuti nei monili e negli oggetti in commercio, possono essere facilmente recuperati con l’apposito procedimento di fusione.